Le sfilate delle maestranze, i gruppi sacri, i sepolcri
addobbati, le commoventi processioni del Venerdì Santo, le sacre
rappresentazioni della Passione ed infine l'atmosfera gioiosa
della "giunta". La Pasqua in provincia di Caltanissetta è tutto
questo, in un continuo richiamo agli ori, ai colori e alla
teatralità di gusto barocco erreditati dalla cultura spagnola.
La Settimana Santa nel Nisseno assume un fascino unico nel quale
misticismo e folclore si fondono rtegalando emozioni antiche e
indimenticabili.
La Settimana Santa di Caltanissetta è tra le più popolari e
affascinanti dell'isola, chi vi assiste non può fare a meno di
ammirarne le suggestioni che ricordano la Pasqua di Siviglia e
di Murcia.Nel capoluogo le celebrazioni hanno inizio il
pomeriggio della Domenica delle Palme con la processione dei
simulacro di Gesù Nazareno. Posto su una vara a forma di barca
ricoperta di fiori, la statua viene condotta lungo le vie dei
centro storico.
A partire dal mattino dei Mercoledì, per tradizione ormai
secolare, i corteo della Real Maestranza dà inizio alle
celebrazioni ufficiali della Pasqua nissena. Unica nel suo
genere, la "Maestranza" apre i riti della Settina Santa
riportando al passato, alla memoria e alla storia di questa
città. Le sue origini risalgono alla costituzione delle antiche
corporazioni delle arti e dei mestieri. Nel 1806, quando re
Ferdinando IV giunse in città, i componenti delle maestranze
nissene sfilarono in suo onore. li corteo per il fasto e la
maestosità colpì vivamente l'animo del sovrano che la definì
'Reale".
Ancora oggi la Real Maestranza mantiene inalterato tutto il
fascino storico delle sue origini. Due le contrapposte atmosfere
che ne segnano l'uscita dei Mercoledì: la mestizia per la
Passione e Morte di Nostro Signore cui segue la gioia della
Resurrezione. Sentimenti manifesti soprattutto nei "segni" che i
componenti mostrano nel corso della processione. In un primo
tempo il Capitano - eletto ogni anno tra gli appartenenti alle v
rie categorie artigiane - si pone alla guida dei corteo portando
un Crocifisso velato di nero. Sia il capitano,sia gli altri
componenti portano quali segni lutto: cravatte, calze e guanti
neri. Dopo avere raggiunto e sostato all'interno della
Cattedrale l'adorazione del SS. Sacramento, la solenne
processione riprende a sfilare, stavolta in un clima gioia
accompagnato dal suono allegre marce. La giornata dei Mercoledì
Santo prosegue e si conclude con l' uscita delle "varicedde", i
gruppi statuari in miniatura riproducenti le "vare" che sfilano
durante la sera del Giovedì Santo. Anche la tradizione delle "vare"
affonda le sue radici in epoca antica. Secondo alcuni storici fu
istituita nel 1780 su iniziativa della Congregazione di San
Filippo neri. Una ricostruzione fatta dallo storico Michele
Alesso narra che in tempo: "Era uso a due ore di notte circa,
uscire in processione con grande entusiasmo portando in giro per
le vie cinque barette, su cui stavano delle statuette di
cartapesta dell'altezza di due palmi, raffiguranti cinque dei
principali Misteri della e Morte di Gesù Cristo, e con esse
visitare i sepolcri, entrando in cinque chiese poste nelle vie
che essa percorreva". Ripresa nel 1840, fu soltanto nel 1882 che
la processione divenne grande momento di partecipazione mistica
e popolare grazie al "voto" fatto dagli zolfatai scampati alla
tragedia della miniera di Gessolungo. I sedici gruppi statuari
sono opera dei due scultori di origine napoletana Vincenzo e
Francesco Biangardi.
La struggente processione dei "Cristo Nero" segna la Venerdì
Santo. Secondo la leggenda, il piccolo Crocifisso di legno
sarebbe stato trovato in una grotta fra due candele accese.
Ricca di misticismo e di commovente partecipazione la
processione si snoda lungo un percorso che attraversa buona
parte della zona vecchia della città. Nell'aria pregna
dell'odore intenso e penetrante di incenso, una lunghissima fila
di fedeli a piedi nudi accompagna il simulacro in un silenzio
rotto solo dalle "Iamintanze" dei 'fogliamari".
Non meno ricche di emozioni e fascino sono le celebrazioni degli
altri centri della provincia. Singolare e altamente simbolico è
il Giovedì Santo a Villalba, dove sul sagrato della chiesa
principale dei paese è allestita un'enorme tavola sulla quale
vengono esposti tredici agnelli di zucchero, il più grande
quali, posto a centro, viene diviso in pezzetti e offerto dal
sacerdote ai fedeli.
Sempre il Giovedì Santo, ma spostandosi a Mazzarino, intorno
alla mezzanotte ha luogo la processione dei "Signore di
camoscio" portato a spalla dai confratelli incappucciati. Si
tratta di un Crocifisso antichissimo giunto in paese nel
Seicento durante la dominazione spagnola e proprio in Spagna
pare che si trovi l'altro unico esemplare.
Nel centro mazzarinese, i riti proseguono il Venerdì con la
processione dei simulacri dell' Addolorata, di San Giovanni,
della Veronica e dei Cristo mentre in tarda serata dalla Chiesa
di San Domenico muove lentamente l'Urna. A guidare la
processione è il "mastro incappucciato", di cui nessuno conosce
il nome dato che viene nominato poco prima dell'inizio dei
corteo religioso. Particolarmente commovente è la processione,
all'alba del Venerdì Santo, a Santa Caterina Villarmosa. Il
corteo religioso si muove lentamente lungo le stradine avvolte
ancora nel buio e nel silenzio, mentre ad intervalli i "ladatori"
che seguono l'Addolorata e la Sacra Urna, intonano in coro le "Iamintanze".
La presenza dei "Iadatori" è una costante in quasi tutti i riti
pasquali nel Nisseno. A Montedoro accompagnano la processione
dei Venerdì Santo eseguendo un repertorio di canti polivocaili
dialettali ritenuto in assoluto tra i più interessanti.
Protagoniste della Pasqua di Mussomeli sono le sei antiche
congregazioni religiose che la sera dei Giovedì Santo portano in
processione i rispettivi simulacri. Un'atmosfera di grande
misticismo caratterizza, la mattina dei Venerdì Santo, la
processione della Addolorata durante la quale vengono eseguite
le "lamintate" in lingua latina. Il corteo riprende nel primo
pomeriggio con il simulacro del Nazareno che esce dalla Chiesa
Madre per raggiungere il Calvario dove, dopo la lettura della
"Passio", si svolge Ia rappresentazione della crocifissione. In
tarda serata ha luogo la processione dell' Urna.
A Butera, la Settimana Santa vive tre momenti importanti: il
primo la domenica delle Palme, quando viene ricordato l'ingresso
di Gesù a Gerusalemme con la processione dei simulacro dei
Cristo seguito da dodici uomini nelle vesti degli Apostoli; il
secondo il Giovedì Santo, nel corso della processione dei Cristo
incatenato. Infine, il Venerdì Santo ha luogo l'uscita di tre "vare":
l'Ecce Homo (u signuri 'a canna) al mattino; il Cristo con la
croce (u signuri ca cruci'ncoddu) nel primo pomeriggio e la sera
la Sacra Urna ('u catalettu). Tra le giornate dei Giovedì e dei
Venerdì Santo numerose processioni si svolgono in tutti i comuni
dei Nisseno: da Gela ad Acquaviva, Bompensiere, Campofranco,
Delia, Milena, Marianopoli, Sommatino, San Cataldo, Serradifalco,
Sutera, Vallelunga, Niscerni e Riesi in particolare, in quest'ultimo
centro i riti dei Venerdì Santo hanno inizio all'alba con
l'uscita dei simulacri di Gesù, di Giovanni e dell'Addolorata.
Verso le tre dei pomeriggio, in un punto del paese detto dei "quattru
cantuneri", allo squillo delle trombe avviene l'incontro tra fra
l' Addolorata e il Cristo. Le due statue vengono trasportate
verso una collinetta, "il Calvario", per la rappresentazione
della Crocifissione. In tarda serata, disteso nell' Urna, il
Crocifisso viene accompagnato in processione dai portatori che
muovendosi con andatura lenta, tre passi avanti e due indietro,
percorrono le vie dei paese alla luce delle fiaccole.
Altra tradizione pasquale è la rappresentazione, da parte di
attori locali, degli episodi della Passione di Gesù Cristo. Le
più importanti si svolgono a Delia, Sommatino, San Cataldo e
Serradifalco. La Domenica di Pasqua si rinnova il rito gioioso
della "Giunta": l'incontro tra i simulacri della Madonna e dei
Cristo Risorto.
A San Cataldo spettacolare è la sfilata dei "Sampauluna", grandi
statue di cartapesta raffiguranti gli Apostoli. Nel pomeriggio
queste vengono riunite dinanzi alla Chiesa della Mercede assieme
al simulacro della Madonna e alla piccola "vara" della
Maddalena. Di lì a poco ha inizio la celebrazione della festa
con la statua della Maddalena che si avvia verso il luogo dei
"Sepolcro" e trovandolo vuoto ritorna indietro per 'annunciare
agli Apostoli e alla Vergine la Resurrezione dei Cristo. La
"vara" della Maddalena percorre tragitto altre due volte: la
prima accompagnata dalle figure di Pietro e Paolo, e la seconda
da quella ella Madonna.
Solo a questo punto, da una stretta di traversa laterale, appare
la statua gli del Cristo Risorto che dà il via al te corteo
degli undici "Sampauluna", preceduti dai simulacri dei Cristo,
al della Madonna e di San Giovanni.
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Una della processioni più spettacolari nella Settimana Santa di
Caltanissetta è quella della Real Maestranza con la
partecipazione di circa quattrocento rappresentanti delle varie
corporazioni di arti e mestieri. Il “capitano” – vestito secondo
la tradizione settecentesca: marsina, feluca con piuma nera
coccarda tricolore, e spadino alla cintura – guida il corteo
facendosi carico del lutto di tutti.
Il giorno successivo, il Giovedì Santo, tocca alle Vare o
Misteri, ovvero degli imponenti carri su cui vengono montati
gruppi scultorei in legno, cartapesta e gesso che raffigurano,
generalmente, un momento della Via Crucis oppure dipinti famosi.
Il Venerdì Santo è la volta del Cristo Nero, un crocifisso di
legno
nero ritrovato, nel 1625, in una grotta, portato a spalla dai “fogliamari”,
cioè i raccoglitori di verdure, che intonano nenie funebri.
La Settimana Santa nissena segue un cerimoniale che risale a
oltre due secoli fa, con il suo carico di riti e usanze, fede e
credenze pagane.
E di pathos.
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