Montedoro è facilmente raggiungibile da Caltanissetta
attraverso la strada a scorrimento veloce 640 per
Agrigento, uscendo allo svincolo sito in località Ponte
Fazio e procedendo per la provinciale. Ma chi desidera
fare un percorso più lungo con la possibilità di visitare
anche i piccoli borghi di campagna, le vecchie masserie e
i paesi, suggeriamo di percorrere, sempre da Caltanissetta,
la s.s. 122 che tocca anche San Cataldo e Serradifalco.
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Azienda Provinciale Turismo di Caltanissetta
Al centro posto nella
regione collinare tra i fiumi Platani e Salso alle falde
sud-occidentali del monte Ottavio presso la riva sinistra
del fiume Gallo d’Oro, affluente del Platani, risale al
1635. quando il duca Diego d’Aragona Tagliavia
principe di Castelvetrano, chiese al duca di Alcalà,
luogotenente di Sicilia, il permesso di popolare il feudo
Balatazza; permesso che gli venne accordato lo stesso
anno. A popolare il paese nascente arrivarono coloni
provenienti da Serradifalco, Racalmuto, Agrigento e altri
paesi vicini attirati dalle condizioni particolarmente
favorevoli per il pagamento dell’affitto dei terreni dati
in enfiteusi. La scelta del toponimo si pensa derivi dalla
presenza di miniere di zolfo nella zona, che allora era
"oro" per la Sicilia, che raggiungeva il 95% della
produzione mondiale dello zolfo. Dopo pochi anni
dalla fondazione, nel paese si sentì l’esigenza di una
chiesa che raccogliesse la popolazione che nel frattempo
era aumentata e don Diego, sensibile a tali bisogni, fece
costruire la chiesa parrocchiale che dedicò a Maria
Maddalena e alla Beata Vergine del Rosario. Alla morte di
don Diego tutti i possedimenti della famiglia Aragona
Tagliavia passarono alla figlia Giovanna che sposò Ettore
Pignatelli, il quale, preso possesso dei beni della
moglie, si volle chiamare Pignatelli Aragona Cortez. La
famiglia Pignatelli tenne la signoria di Montedoro,
attraverso le varie discendenze, fino al 1812 anno in cui
fu abolita la feudalità in Sicilia.
La chiesa madre, costruita come si è detto, da don Diego
Aragona Tagliavia nel 1644 e intitolata a Maria Maddalena
e alla Beata Vergine del Rosario, dal 1669 fu chiamata
soltanto Maria SS. del Rosario. Restaurata in varie
epoche, della prima costruzione rimangono soltanto quattro
statue in cotto policromo situate in nicchie della
facciata.
Fin dalle sue origini l’economia di Montedoro si basò
esclusivamente sull’agricoltura fino agli inizi del 1800,
quando nel suo sottosuolo in contrada Puzzo venne scoperto
un ricco giacimento di zolfo. La prospettiva di nuovi
guadagni attirò nella zona numerosi forestieri certi di
trovare un lavoro sicuro e remunerativo. Ma la febbre
della ricerca portò, purtroppo, a compromettere la
stabilità del paese per la presenza di un numero eccessivo
di gallerie tanto che i cittadini si videro costretti a
chiedere di sospendere i lavori. Nel 1874 si verificò
l’allagamento delle miniere, compromettendo l’incolumità
dei minatori.
Responsabile di questo insano gesto fu Luigi Mongo di
origine lombarda. Nel 1890 i proprietari delle miniere,
per la sopravvenuta crisi dello zolfo, si videro costretti
a licenziare un gran numero di lavoratori e a ridurre i
salari a quelli che restavano, I lavoratori allora
organizzarono una imponente manifestazione contro le
autorità, alla quale parteciparono anche le donne al
fianco dei loro mariti per difendere il loro lavoro e la
tranquillità economica delle loro famiglie. In seguito le
miniere furono riaperte, ma le numerose gallerie
provocarono lo smottamento del terreno e il crollo della
facciata della chiesa parrocchiale. Agli inizi del 1900 le
miniere furono definitivamente chiuse e molti montedoresi
furono costretti a cercare lavoro all’estero. Quelli che
restarono ritornarono al lavoro dei campi e
all’allevamento di ovini e caprini
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