È nella
mitologia che Acireale trae il suo nome, e più
precisamente alla leggenda dei Ciclopi (cantata dai poeti
greci e dai latini Ovidio e Virgilio), legata alla storia
d’amore tra la ninfa Galatea e il pastore Akis (in latino
Aci), perseguitato dal rivale Polifemo e trasformato poi
in fiume dal Dio del mare Poseidone. Sulle rive del fiume
Akis, oggi scomparso, vissero popolazioni primitive e,
verso la fine del VIII secolo a.C., coloni greci vi
fondarono una città dal nome Akis, della quale non è mai
stata identificata l’esatta ubicazione. Centro importante
dopo l’occupazione romana, ebbe un ruolo rilevante durante
la prima guerra punica (III secolo a.C.), e alla fine del
II secolo a.C. vi si concluse la guerra servile (101 a.C.).
Prese allora il nome di Aquilia in onore del console
romano Aquilio Manio Nepote, amico di Mario, vincitore
sugli schiavi ribelli siciliani. Sotto i bizantini Aci, a
difesa delle frequenti incursioni saracene, fu munita di
un forte castello, che verso la fine del IX secolo servì
da rifugio agli abitanti, durante l’ultima fase
dell’invasione araba della Sicilia. Nel XII secolo fu
interamente distrutta (in parte dal terremoto del 1169 e
in parte dall’eruzione dell’Etna). Gli acesi si dispersero
nei dintorni e fondarono numerose borgate, alcune delle
quali furono battezzate Aci, mentre non lontano dalla
città distrutta un nucleo più nutrito di profughi fondò
Aquilia Nuova, che ebbe subito un rapido sviluppo. Ma nel
1326 una violenta incursione della flotta del re di Napoli
ed un incendio di vaste proporzioni spinsero gli abitanti
a rifugiarsi sull’altopiano dove sorge l’odierna città.
Realizzata con un disegno più ampio ed arricchita di
edifici pubblici e religiosi nei secoli successivi, nel
1642 prese il nome di Acireale per decreto del Re di
Spagna Filippo IV, che l’affrancò da ogni vincolo o
ipoteca feudale assoggettandola direttamente alla corona.
Il terremoto del 1693 danneggiò gravemente la città, ma
non al punto, come invece era accaduto in passato, di
dover essere abbandonata dalla popolazione. Si riprese
rapidamente divenendo un importante centro commerciale, si
sviluppò sul piano edilizio e fu dotata di monumenti e di
nuovi edifici, acquistando un suo ruolo anche sul piano
della cultura con la fondazione di alcuni istituti e nel
1844 fu eretta a sede vescovile.Vi nacque il pittore
Pietro Paolo Vasta (1697-1760) che tra il 1720 e il 1750
dipinse affreschi tra i più belli mai realizzati in
Sicilia.
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