Il suo nome deriva dal
monastero benedettino di San Nicolò l'Arena, edificio
fondato su una preesistente cappella rurale del XII
secolo, attorno al quale si sviluppò il paese. Il
monastero fu abbandonato dai monaci dopo che le eruzioni
del 1536 e 1537 e il terremoto del 1542 distrussero il
piccolo villaggio etneo. Nicolosi fu ricostruita a valle,
dove si trova attualmente. Nel 1669 le bocche effusive
dell'Etna si aprirono a poca distanza da Nicolosi, che
venne completamente distrutta dal violento terremoto che
precedette la formazione dei crateri. In quella eruzione,
che durò 122 giorni, la lava si spinse fino a Catania,
invadendo, nel suo tragitto, ben tredici paesi, prima di
riversarsi in mare. Ma i nicolositi tornarono nel loro
paese per ricostruire le case esattamente dov'erano, anche
se i Moncada, principi di Paternò e proprietari del feudo,
insistettero duramente perchè il paese fosse riedificato
più a valle. Nel 1883 una nuova eruzione minacciò Nicolosi
e gli abitanti del borgo, impauriti, portarono in
processione le statue della Madonna delle Grazie, di Sant'Antonio
da Padova e di Sant'Antonio Abate fino al braccio più
avanzato dell'eruzione. Dopo 36 ore la lava si fermò. Nel
1886 una nuova colata lavica riaccese nel cuore dei
nicolositi il desiderio di ripetere la processione; il
Vescovo di Catania, Dusmet, si mosse anch'egli in
processione con il velo di Sant'Agata. Il fuoco si fermò
qualche giorno dopo a 300 metri dalle prime abitazioni,
nello stesso punto della colata precedente. Il 17 Marzo
1861 Nicolosi divenne Comune del Regno d'Italia.
Nicolosi oggi:
L'Etna ha sempre condizionato pesantemente la vita della
gente del luogo, ma niente ha vinto sull'amore dei
nicolositi per la loro terra, che sono sempre rimasti lì,
più affascinati che spaventati dalla potenza del
Mongibello, al quale, del resto, devono la loro fortuna.
Oggi Nicolosi è infatti il principale centro turistico
invernale dell'Etna con numerosi alberghi, ristoranti,
impianti sciistici, funivie, rifugi, etc. |