Il suo nome deriva dal
monastero benedettino di San Nicolò l'Arena, sorto nel
XIII secolo d. C. e destinato ad ospitare monaci ammalati
provenienti dai conventi limitrofi. Attorno al monastero,
divenuto abbazia nel corso del XIV secolo, si sviluppò la
"villa" di Nicolosi. Avendo acquisito una definitiva
configurazione abitativa ed economica, autonoma e
indipendente dal monastero, fu aggregata al territorio di
Paternò e non subì grossi danni neanche in seguito
all'abbandono dell'abbazia, intorno alla metà del
Cinquecento. Il piccolo centro entrò così a far parte
della contee dei Moncada, principi di Paternò.
I numerosi eventi sismici e le eruzioni del vulcano
indussero più volte la popolazione ad abbandonare il sito,
anche se solo temporaneamente: tra i più gravi fenomeni
eruttivi quelli del 1536 e 1537, che insieme al terremoto
del 1542, provocarono la distruzione del l'abitato,
ricostruito più a valle, nell'attuale sito. Di particolare
intensità le eruzioni che andarono dal 1633 al 1638 e
quella del 1669, in seguito alla quale si aprì una bocca
che sotterrò ben tredici comuni etnei, spingendosi fino a
Catania. Ancora una volta i nicolositi tornarono a
riedificare il paese nello stesso sito, anche se i Moncada,
principi di Paternò, insistettero per una ricostruzione
più a valle. Nel 1883 una nuova eruzione minacciò il paese
e ancora nel 1886, causando lo sgombero del paese. La lava
si fermò a poche centinaia di metri dal centro abitato per
cause naturali o, come vuole la fede popolare, per effetto
del velo di Sant'Agata, portato sul luogo dal Cardinale
Dusmet, allora arcivescovo di Catania. Il 17 marzo 1861
Nicolosi divenne Comune del Regno d'Italia.
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