Le
origini del borgo si pongono in tempi normanni, ma il suo
nome deriva da Palica, antica città fondata da Ducezio
presso il lago Naftia, attorno al tempio degli dei Palici
(V secolo a.C.). Palica fu capitale dello stato siculo, ma
la sua gloria di baluardo contro l'espansione ellenica
ebbe breve durata; nel 453 a.C. Ducezio fu sconfitto dai
Siracusani e la colonizzazione greca ebbe il sopravvento.
In epoca romana il tempio dei Palici divenne rifugio e
roccaforte degli schiavi ribelli al potere soverchiante di
Roma (II secolo a.C.). Il territorio fu abitato sin
dall'alto medioevo da una consistente comunità cristiana:
le grotte ed i rifugi di cui è ricca la zona testimoniano
un popoloso insediamento di religiosi nei pressi del
centro abitato. Nel 1093, sotto i Normanni, il territorio
ed il casale di Palagonia vennero concessi dal Gran Conte
Ruggero al Vescovo di Siracusa. Successivamente appartenne
a numerosi signori locali, prima di passare a Ruggero di
Lauria, ammiraglio di Pietro I di Sicilia, e a Blasco
Alagona. Pervenuto per successione a Ruggero Passaneto nel
1320, il borgo fu quindi concesso a Filippo Ventimiglia.
Re Martino investì della signoria di Palagonia, nel 1392,
Berengario Cruillà e, in seguito, Ubertino de Grua e
Calcerando Samminiato. Nel 1407 il feudo fu ceduto a
Giacomo Gravina, alla cui discendenza Palagonia rimase per
secoli. Nel 1626, con reale privilegio di Filippo IV, a
Ludovico Gravina fu concesso il titolo di Principe di
Palagonia. Nel 1854 morì a Palermo l'ultimo discendente
dei Gravina, Francesco Paolo, il quale, privo di legittimi
eredi lasciò il feudo all'ospedale civico di Palermo "Fatebenefratelli",
che lo amministrò servendosi di pochi ed avidi gabelloti
del luogo. Per Palagonia fu un lungo periodo di lotte
sociali, culminate nella sollevazione popolare del 1902,
che terminò soltanto nel 1923, anno in cui si arrivò alla
stipula del contratto definitivo di cessione delle terre
direttamente ai contadini.
Palagonia oggi:
Oggi Palagonia vive soprattutto di redditi agricoli. Vi
operano piccole fabbriche di laterizi, aziende
esportatrici di prodotti ortofrutticoli e piccole
industrie alimentari.
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