Nelle
definizioni che i Viaggiatori del passato hanno dato di
Mòdica, essa è descritta come città strappata alla roccia,
per le sue grotte, abitate sino ad alcuni decenni fa, per
le sue scale e per la sua posizione geografica. Il centro
abitato si estende con continuità su un breve altopiano,
che si restringe a cuneo fino alla rupe su cui sorgeva il
Castello (Mòdica alta), e occupa l’invaso dei due torrenti
(oggi coperti) che confluiscono ai piedi
della rupe nel fiume Mòdica, disegnando una grande Y (Mòdica
bassa). Il Duomo (San Giorgio) svetta da lontano con la
sua facciata a torre a tre ordini, che si slancia da una
gradinata di 250 scalini in uno spettacolare connubio tra
architettura, scenografia e urbanistica. È un capolavoro
eminentemente barocco, così come le altre numerose chiese
presenti in città: San Pietro, anch’essa preceduta da una
maestosa scalinata; San
Giovanni Evangelista, ricostruita nel 1839 e da dove si
raggiunge il belvedere Pizzo, un eccezionale punto
panoramico su tutto l’abitato; Santa Maria di Betlem, che
ospita la cappella del Sacramento, in stile tardo-gotico
rinascimentale.
Il cuore laico di Mòdica lo si incontra invece nei bei
palazzi sette-ottocenteschi lungo corso Umberto I ecorso
Regina Margherita. |
MONUMENTI
L'abitato si presenta particolarmente suggestivo, sia
quando appare, a poca distanza, dal viadotto della strada
statale, sia da vicino. La città medievale è sulla
collina, unica parete degradante e avvolgente, come la
cavea di un anfiteatro, verso l’altra collina di fronte,
meno alta e assai meno abitata, e verso il palcoscenico
della pianura dov'è la strada principale, corso Umberto I.
Un po' prima del corso, nel largo Merce, si trovano la
Biblioteca comunale, il Museo civico che conserva i
reperti archeologici del territorio, e il Museo Ibleo
delle arti e tradizioni popolari. Queste istituzioni
dichiarano, già all'inizio della città, la sua statura
culturale; esse sono tutte allogate nell'ex convento
settecentesco dei Padri mercedari. Adiacente è la chiesa
di Santa Maria delle Grazie, 1615 circa, che rimase
incompiuta ed è stata restaurata. In piazza Matteotti, che
si allarga sul corso, è la chiesa del Carmine, che ha un
pregevole portale e un rosone, rirnasti integri dopo il
terribile terremoto che distrusse l'edificio ne1 1693.
Patrimonio della chiesa è una Annunciazione, di Antonello
Gagini, serena e insieme vibrante, come quasi tutti i
marmi di questo scultore rinascimentale. Proseguendo dal
corso, a sinistra, si accede alla chiesa del Santissimo
Salvatore; piu avanti, a destra, sono il palazzo del
Municipio e la chiesa di San Domenico. Siamo alla
biforcazione con via Marchesa Tedeschi, e si vede il
prospetto di Santa Maria di Betlem, anch'essa costruita
dopo il terremoto che distrusse, qui, ben quattro chiese;
all'esterno, sul lato sinistro, si nota una lunetta
d'epoca normanna; all'interno, merita di essere vista la
cappella del Sacramento, di stile gotico tardo: magnifico
progetto architettonico, magistralmente realizzato e
dichiarato monumento nazionale. Riprendendo il corso,
ricco ai lati di edifici del XVIII sec., ecco a destra la
chiesa di San Pietro, XVIII sec., con l'ampia e suggestiva
scalinata e le dodici statue degli Apostoli che
l'adornano. Nella chiesa vanno ammirati almeno un marmo
gaginesco, la Madonna di Trapani, e un gruppo policromo,
San Pietro e il paralitico, di Benedetto Civiletti,
scultore palermitano dell'Ottocento che ha, ora, una più
diffusa e meritata valutazione. Si costeggia ora palazzo
Tedeschi e si notano le mensole figurate dei balconi, che
ricordano altri palazzi del Val di Noto; nelle vicinanze
si apprezza la facciata secentesca, convessa e priva di
enfasi, di Santa Maria del Soccorso. A questo punto, si
puo' pensare a Modica alta: per consuetudine, ci sono come
due Modica, e noi siamo stati in quella bassa. Si puo'
cominciare dal quartiere dello Sbalzo: qui si trovano le
case scavate nella roccia, dove abitavano famiglie
contadine. Percorrendo la via Castello, si raggiunge lo
sperone del castello, che fu annientato dal terremoto de1
1693. Attraverso viuzze medievali, tortuose e faticose, si
arriva al corso Regina Margherita, abbellito dai sontuosi
prospetti di edifici sette e ottocenteschi. Salendo,
tornano alla memoria alcuni versi di Salvatore Quasimodo
(la casa del poeta è aperta in via Posterla): «... Vicolo,
una croce di case -che si chiamano piano - e non sanno
ch'è paura - restare sole nel buio.» ("Vicolo"). Lassù, al
termine di una scalinata, è la chiesa di San Giovanni
Evangelista. Ma la prima chiesa di Modica, per il
visitatore, è certamente la chiesa di San Giorgio, perchè
è di enorme interesse. Si trova al culmine di una
imponente scalinata di 250 gradini. Fondata nel XII secolo
e ricostruita nel XVIII, con uno stile barocco che ricorda
la chiesa di San Giorgio a Ragusa e il suo autore, Rosario
Gagliardi, che si firmava "architetto di Noto e del Val di
Noto". Al quale, la stupefacente chiesa di Modica è pure
attribuita. Da Modica si può andare verso Scicli, e
visitare già sulla strada, a poco più di un chilometro, la
storica chiesetta di San Giacomo, del sec. XIV
"Guida della Sicilia e delle isole minori"
Ugo La Rosa editore.
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