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MODICA
 
Chiesa S. Maria di Gesù
Chiesa del Carmine o dell'Annunziata
Chiesa S. Domenico o del Rosario
Chiesa S. Maria di Betlem
Santuario Madonna delle Grazie
Duomo di S. Giorgio
chiesa S Giovanni Evangelista
chiesa rupestre S Nicolò inferiore
Duomo di S. Pietro
 
 
Museo Civico "F. L. Belgiorno"
Palazzo dei Mercedari, via Mercè
Tel. 0932 945 081

Museo Ibleo delle Arti e Tradizioni Popolari "S. A. Guastella"
Palazzo dei Mercedari, via Mercè
Tel. 0932 945 081 (Museo Civico)
0932 752 747 (Cooperativa)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Modica, le scale nella roccia

Nelle definizioni che i Viaggiatori del passato hanno dato di Mòdica, essa è descritta come città strappata alla roccia, per le sue grotte, abitate sino ad alcuni decenni fa, per le sue scale e per la sua posizione geografica. Il centro abitato si estende con continuità su un breve altopiano, che si restringe a cuneo fino alla rupe su cui sorgeva il Castello (Mòdica alta), e occupa l’invaso dei due torrenti (oggi coperti) che confluiscono ai piedi
della rupe nel fiume Mòdica, disegnando una grande Y (Mòdica bassa). Il Duomo (San Giorgio) svetta da lontano con la sua facciata a torre a tre ordini, che si slancia da una gradinata di 250 scalini in uno spettacolare connubio tra architettura, scenografia e urbanistica. È un capolavoro eminentemente barocco, così come le altre numerose chiese presenti in città: San Pietro, anch’essa preceduta da una maestosa scalinata; San
Giovanni Evangelista, ricostruita nel 1839 e da dove si raggiunge il belvedere Pizzo, un eccezionale punto panoramico su tutto l’abitato; Santa Maria di Betlem, che ospita la cappella del Sacramento, in stile tardo-gotico rinascimentale.
Il cuore laico di Mòdica lo si incontra invece nei bei palazzi sette-ottocenteschi lungo corso Umberto I ecorso Regina Margherita.

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MONUMENTI
L'abitato si presenta particolarmente suggestivo, sia quando appare, a poca distanza, dal viadotto della strada statale, sia da vicino. La città medievale è sulla collina, unica parete degradante e avvolgente, come la cavea di un anfiteatro, verso l’altra collina di fronte, meno alta e assai meno abitata, e verso il palcoscenico della pianura dov'è la strada principale, corso Umberto I. Un po' prima del corso, nel largo Merce, si trovano la Biblioteca comunale, il Museo civico che conserva i reperti archeologici del territorio, e il Museo Ibleo delle arti e tradizioni popolari. Queste istituzioni dichiarano, già all'inizio della città, la sua statura culturale; esse sono tutte allogate nell'ex convento settecentesco dei Padri mercedari. Adiacente è la chiesa di Santa Maria delle Grazie, 1615 circa, che rimase incompiuta ed è stata restaurata. In piazza Matteotti, che si allarga sul corso, è la chiesa del Carmine, che ha un pregevole portale e un rosone, rirnasti integri dopo il terribile terremoto che distrusse l'edificio ne1 1693. Patrimonio della chiesa è una Annunciazione, di Antonello Gagini, serena e insieme vibrante, come quasi tutti i marmi di questo scultore rinascimentale. Proseguendo dal corso, a sinistra, si accede alla chiesa del Santissimo Salvatore; piu avanti, a destra, sono il palazzo del Municipio e la chiesa di San Domenico. Siamo alla biforcazione con via Marchesa Tedeschi, e si vede il prospetto di Santa Maria di Betlem, anch'essa costruita dopo il terremoto che distrusse, qui, ben quattro chiese; all'esterno, sul lato sinistro, si nota una lunetta d'epoca normanna; all'interno, merita di essere vista la cappella del Sacramento, di stile gotico tardo: magnifico progetto architettonico, magistralmente realizzato e dichiarato monumento nazionale. Riprendendo il corso, ricco ai lati di edifici del XVIII sec., ecco a destra la chiesa di San Pietro, XVIII sec., con l'ampia e suggestiva scalinata e le dodici statue degli Apostoli che l'adornano. Nella chiesa vanno ammirati almeno un marmo gaginesco, la Madonna di Trapani, e un gruppo policromo, San Pietro e il paralitico, di Benedetto Civiletti, scultore palermitano dell'Ottocento che ha, ora, una più diffusa e meritata valutazione. Si costeggia ora palazzo Tedeschi e si notano le mensole figurate dei balconi, che ricordano altri palazzi del Val di Noto; nelle vicinanze si apprezza la facciata secentesca, convessa e priva di enfasi, di Santa Maria del Soccorso. A questo punto, si puo' pensare a Modica alta: per consuetudine, ci sono come due Modica, e noi siamo stati in quella bassa. Si puo' cominciare dal quartiere dello Sbalzo: qui si trovano le case scavate nella roccia, dove abitavano famiglie contadine. Percorrendo la via Castello, si raggiunge lo sperone del castello, che fu annientato dal terremoto de1 1693. Attraverso viuzze medievali, tortuose e faticose, si arriva al corso Regina Margherita, abbellito dai sontuosi prospetti di edifici sette e ottocenteschi. Salendo, tornano alla memoria alcuni versi di Salvatore Quasimodo (la casa del poeta è aperta in via Posterla): «... Vicolo, una croce di case -che si chiamano piano - e non sanno ch'è paura - restare sole nel buio.» ("Vicolo"). Lassù, al termine di una scalinata, è la chiesa di San Giovanni Evangelista. Ma la prima chiesa di Modica, per il visitatore, è certamente la chiesa di San Giorgio, perchè è di enorme interesse. Si trova al culmine di una imponente scalinata di 250 gradini. Fondata nel XII secolo e ricostruita nel XVIII, con uno stile barocco che ricorda la chiesa di San Giorgio a Ragusa e il suo autore, Rosario Gagliardi, che si firmava "architetto di Noto e del Val di Noto". Al quale, la stupefacente chiesa di Modica è pure attribuita. Da Modica si può andare verso Scicli, e visitare già sulla strada, a poco più di un chilometro, la storica chiesetta di San Giacomo, del sec. XIV

"Guida della Sicilia e delle isole minori"
Ugo La Rosa editore.
 

 
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