Il paese, che prende il nome
dall'omonimo monastero benedettino risalente al XII
secolo, sembra sia stato costruito nei luoghi dove, in etą
preistorica, i Sicani vi edificarono la cittą di Inessa e
successivamente, nel 461 a.C., Ierone I, tiranno di
Siracusa, vi fece trasferire gli abitanti di Katane
(Catania). Tale area infatti rappresentņ una meta ambita
per molti popoli come i normanni, gli arabi, i siculi, i
greci, i bizantini e i romani, come testimoniano i
molteplici reperti archeologici ivi rinvenuti. Zone di
grande interesse archeologico sono: Pietra Pirciaria,
Luppino, Poggio dell'Aquila, Mancuso, Mendorlito e
Montalto Civita.
L'odierna Santa Maria di Licodia nacque nell'agosto 1143,
quando Simone del Vasto, conte di Policastro, affidņ il
cenobio e la chiesa dedicata alla Vergine Maria di Licodia
a Geremia, un monaco benedettino della chiesa di Sant'Agata,
attribuendo ai monaci il compito di edificare un casale.
Nel 1205 il monastero fu elevato ad abbazia dal vescovo
catanese Ruggero Oco, che nominņ Fra Pietro Celio primo
abate, riedificando cosģ il centro con il nome del
Monastero "Santa Maria", e aggiungendo "Licodia", dalla
condrata su cui ricade.
La dominazione sveva in Sicilia cominciņ con Enrico VI,
nel 1194, e si concluse, nel 1266, con il re Manfredi.
Duranta il regno di Federico II, che frenņ i poteri del
vescovo-barone e ne stabilģ i limiti, l'abbazia ampliņ i
suoi possedimenti a Paternņ, Butera e Malta.
Nei primi decenni del XVII secolo il complesso abbaziale
subģ profonde modifiche, che declassarono il monastero
medievale.
Nel 1817, in seguito alla riforma del Feudo, Licodia
perdette la sua autonomia e venne aggregata
amministrativamente a Paternņ. Nel 1841, e durante il
Regno delle due Sicilie, il villaggio licodiese, ridivenne
autonomo grazie ad un decreto di Ferdinando II. Gli
abitanti del luogo furono degli abili coltivatori,seppero
valorizzare il territorio e trasformare le colture da
estensive ad intensive, conosciute oggi come coltivazioni
del "sanguinello" e del "moscato".
|