La leggenda vuole che a
fondare la cittadina sia stato il Ciclope Bronte, secondo
alcuni figlio di Nettuno, secondo altri figlio di Gea (la
Terra) e Urano (il Cielo). In realtà i primi abitatori
della zona furono i Sicani ed i Siculi, che vi si
stanziarono intorno all'VIII secolo a. C. Il rinvenimento
di reperti archeologici rivela anche la presenza di coloni
greci e il passaggio degli eserciti cartaginesi, mamertini,
siracusani e romani. Tra il VII e l'VIII secolo d. C.
ebbero inizio le prime incursioni arabe, che sfociarono
nell'occupazione dell'isola nel secolo IX. Agli Arabi si
deve la coltivazione del pistacchio, ancora oggi prodotto
di punta dell'economia brontese. Nell'anno 1040, Bisanzio
spedì in Sicilia uno dei suoi valorosi generali, Giorgio
Maniace, che riuscì a cacciare i Saraceni. La regina
Margherita di Navarra, a ricordo di questa brillante
vittoria della Cristianità sugli infedeli, nel 1173, fece
dedicare un monastero che affidò ai Padri Benedettini. Nei
secoli seguenti, dagli Svevi agli Altavilla, dagli
Angioini agli Aragonesi, fino ai Viceré, fu un susseguirsi
di soprusi e pesanti imposizioni fiscali. L'atto di
costituzione del comune di Bronte, secondo molti storici,
è datato 1535 quando Carlo V, per rendere più efficace
l'esazione fiscale nelle nostre zone, riunì i 24 casali,
che avevano continuato a combattersi per decenni, formando
un unica università che denominò Bronte. Nel 1636 i
soprusi che gli ufficiali di Randazzo esercitavano ai
danni della popolazione brontese, determinarono una
rivolta, capeggiata da Matteo Di Pace, ancora una volta
sedata nel sangue. Durante la dominazione borbonica,
Bronte visse due avvenimenti di grande rilievo: il
completamento, nell'ottobre del 1779, della costruzione
del "Colleggio Capizzi" (uno dei centri culturali di
maggior rilievo dell'intera isola) ed il dono,
all'ammiraglio inglese Orazio Nelson, il 20 gennaio del
1800, dell'Abbazia di Maniace, da parte del re di Napoli,
Ferdinando I. Nelson, venne nominato "Duca di Bronte",
quale ricompensa per l'aiuto ricevuto nel corso della
rivolta della Repubblica Partenopea. Nel 1860, male
interpretando lo spirito che animava la spedizione di
Garibaldi in Sicilia, nei primi giorni d'agosto, scoppiò a
Bronte un tumulto, conclusosi con l'eccidio di "cappelli"
( i brontesi di condizione economica più agiata). Sedati i
tumulti, Bixio fece intervenire su Bronte la commissione
mista di guerra, per celebrare un rapido e sbrigativo
processo contro coloro che venivano ritenuti i capi della
rivolta, fucilati in presenza di tutta la popolazione il 9
agosto del 1860, nella piazzetta antistante la chiesa di
san Vito. Questi fatti ispirarono la novella del Verga
Libertà.
fonte: Apt Catania via
Cimarosa 10 95124 Catania
tel. centr. 0957306211
apt@apt.catania.it |