Il passato di Sommatino è
simile a quello di molti altri comuni della Provincia
nissena, dove la nascita e la storia sono spesso legate
alle vicende di questa o di quell'altra ricca e nobile
famiglia. A Sommatino l'impronta nobiliare più evidente è
quella lasciata nel Settecento dalla signoria dei Lanza,
principi di Trabia, che qui eressero un palazzo (oggi
degradato) e gestirono la Miniera Grande di Trabia.
Ma il passato di Sommatino è soprattutto legato alla sua
posizione all'interno del grande distretto minerario che
si affaccia sulla vallata dell'Imera Meridionale, dove
ancora oggi rimangono gli impianti disabilitati di
Trabia-Tallarita, capisaldo in passato della produzione
solfifera siciliana. Gli impianti oggi restano soltanto
dei bellissimi esempi di archeologia industriale. Esistono
da tempo progetti volti alla rivalorizzazione delle
miniere abbandonate per scopi turistici e culturali.
Ai nostri giorni Sommatino vive prevalentemente di
agricoltura e di artigianato. Legata profondamente alle
sue tradizioni, la città in Marzo si rianima festeggiando
il ritorno della Primavera con tavole imbandite e, il
giorno di San Giuseppe, con una rappresentazione dal vivo
dei personaggi della Sacra Famiglia. In periodo pasquale,
a partire dalla Domenica delle Palme fino alla sera del
Venerdì Santo, si tengono i tradizionali riti della
passione, arricchiti dalle rappresentazioni con personaggi
dal vivo dell'entrata a Gerusalemme, della Passione e
della Morte di Gesù Cristo.
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Azienda Provinciale Turismo di Caltanissetta
Centro
agricolo e industriale è posto nella bassa valle alla
destra del fiume Salso. Il Vito Amico fa risalire
l’origine di Sommatino nella seconda metà del XIV secolo
ma nel territorio, nota Giuseppe Testa in Storia di
Sommatino, «appare l’indicazione dell’esistenza di un
Casale intorno alla seconda metà del 1200 sino al 1400
circa. La notizia è confermata da un atto notarile che
transunta, riscrive e ripropone cioè, un documento stilato
il 20 giugno 1406. In esso un giudice e un notaio
testimoniano, ad istanza di donna Teodora di Aragona,
moglie del fu Nino Tagliavia di Palermo, che è originale
l’antico privilegio, concesso a Bartolomeo Tagliavia e ai
suoi eredi, della donazione e concessione del ‘Casale di
Sommatino", sito nella valle di Girgenti, al di qua del
fiume Salso, tra i territori di Licata e Naro, fatte con
privilegio dato da re Federico il 17 aprile 1299.
Precedentemente era posseduto da Costantino de Naro, al
quale era stato tolto per crimine contro la Maestà del
Re». La famiglia Tagliavia tenne il casale di Sommatino
fino al 1456 anno in cui l’unica figlia di Salvatore.
Antonia, Io portò in dote al marito Gerlando Lo Porto che
nel 1456 si investì della terra. Da questo matrimonio
nacque Salvatore che succedette al padre. Da Salvatore
nacque Gerlando che nel 1502 fu investito del feudo e
sposò Costanza del Brando. Nel 1507 chiese ed ottenne dal
re Ferdinando lo ‘jus populandi" congiuntamente al "mero e
misto impero", cioè la facoltà di amministrare la
giustizia civile e penale nel suo territorio. Il paese
prese il nome del feudo su cui sorse. Ma per l’improvvisa
morte del barone e per la minore età del figlio Andrea, il
nuovo paese non fu popolato. Raggiunta la maggiore età,
Andrea riprese il progetto del padre di popolare il paese.
Si iniziarono i lavori per la costruzione di una masseria
e del palazzo baronale. Alla sua morte, avvenuta nel 1518,
gli succedette il figlio Gastone. Questi riprese i lavori
di costruzione e popolamento della terra di Sommatino
lasciando nel 1566 al figlio Mariano una terra ben
organizzata. Il figlio di Mariano, Gaspare Lo Porto Isfar
e Corilles, nel 1625 con privilegio di Filippo IV divenne
primo conte di Sommatino. Non avendo lasciato eredi
diretti, a Gaspare succedette la sorella Vittoria sposa di
Matteo Lucchesi. In seguito la contea passò al figlio
Giacomo; costui la lasciò alla figlia che la portò in dote
al marito Ottavio Lanza conte di Mussomeli e principe di
Trabia. La famiglia Lanza tenne la contea di Sommatino
fino all’abolizione della feudalità in Sicilia (1812). Nel
1818 Sommatino prese a far parte della provincia e
distretto di Caltanissetta. Nel 1844 dalla diocesi di
Agrigento passò a far parte di quella di Caltanissetta.
Nel 1848 la popolazione di Sommatino partecipò ai moti
rivoluzionari con grande entusiasmo eleggendo il comitato
provvisorio di difesa e di sicurezza pubblica. 111860 fu
l’anno della guerra per la cacciata dei Borboni e la
unificazione dell’Italia. I sommatinesi sentirono in modo
particolare lo spirito patriottico e, in parecchi, i
giovani si unirono ai "Mille". All’inizio del nostro
secolo Sommatino fu sconvolta dalle lotte contadine che
come in tutti i comuni siciliani, rivendicavano condizioni
di vita migliori e salari adeguati alle esigenze
familiari. Iniziarono gli scioperi e le occupazioni dei
terreni incolti al grido: "la terra ai contadini", ma le
lotte vennero represse dalla forza pubblica.Sommatino a
solo cento anni dalla sua fondazione contava numerose
chiese e un consistente numero di sacerdoti. La prima
chiesa fu quella dedicata a San Giovanni Battista del
1575, seguirono poi quelle dedicate a San Vita, Santa
Petronilla, Purgatorio, Madonna delle Grazia, San Biagio,
San Giuseppe oltre a quelle rurali sparse nel campagne.
Fino al 1789 la chiesa della Madonna dell’Itria funzionò
da parrocchia. In seguito fu costruita la nuova chiesa
madre dedicata a Santa Barbara, patrona del paese.
L’edificio ha facciata a due ordini di lesene e l’interno
ad unica navata.Tra i sommatinesisono ricordati dal prof
Santi Correnti: Filippo Terranova (1820-1878) che fu uno
degli esploratori europei che a metà del XIX secolo
studiarono il decorso del fiume Nilo. Mori ad Alessandria
d’Egitto; e Nino Di Maria (1903-1987) scrittore, autore
del romanzo Cuori zugli abissi, da cui il regista Pietro
Germi nel 1950 ricavò il suo film Il cammino della
speranza, sul grave problema dell’emigrazione siciliana,
era anche un simpatico umorista, e nel 1973 pubblicò un
racconto dallo sconvolgente titolo La mafia ha ammazzato
Napoleone (Editrice Nocera - San Cataldo): ma non si
tratta di una nuova ipotesi storica sulla morte del grande
condottiero, bensì dell’uccisione di un maialino
soprannominato "Napoleone . Sono sommatinesi l’editore
Filippo Ciuni, che operò a Palermo, e Salvatore Sciascia
suo nipote, che operò a Caltanissetta, che hanno dato
notevole e qualificato impulso all’editoria siciliana.Fin
dal XVIII secolo l’economia sommatinese oltre che
dall’agricoltura e dalla pastorizia era sostenuta dalle
miniere di zolfo che sfruttavano i giacimenti sparsi nel
suo sottosuolo. Il lavoro nelle miniere assicurava alle
famiglie dei minatori l’indispensabile e rappresentava la
sicurezza della paga, ma anche lo sfruttamento di tanti
giovani, alcuni dei quali non avevano più di dieci anni.
Nel corso della loro storia si verificarono numerosi
incidenti di cui alcuni si rivelarono veramente
disastrosi. Nel 1787 un incendio di proporzioni
gigantesche che durò per ben due anni bruciò più di 700
mila quintali di zolfo e nel 1883 all’interno della
miniera grande si verificò un’esplosione che mieté
numerose vittime tra cui furono parecchi sommatinesi. Dopo
la chiusura delle miniere, l’agricoltura tornò ad essere
il solo sostegno dell’economia del paese. Nel suo
territorio si producono cereali, olive, agrumi, frutta,
uva, legumi e ortaggi. È presente anche l’allevamento
zootecnico con prevalenza di ovini. Negli ultimi tempi si
va rafforzando l’artigianato e la piccola industria.Tra le
feste religiose che costituiscono motivo di incontro per
la popolazione vogliamo ricordare la festa di san
Giuseppe, il 19 marzo; i riti della settimana santa e la
festa patronale di santa Barbara il 4 dicembre.
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