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RESUTTANO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Una piccola enclave dentro il territorio della provincia di Palermo
Resuttano si trova nella parte settentrionale del Nisseno, in una porzione di provincia che si stacca dal resto e si sistema all'interno del territorio appartenente alla grande provincia palermitana. Collocata in amena posizione, a quota 650m, Resuttano sembra rivolgere lo sguardo ai paesi che più a nord sono arroccati alle pendici delle Madonie.
La città attuale sorge laddove nel XIV secolo si trovava la Baronia dei Ventimiglia; in seguito divenne possedimento del Duca di Campobello Giuseppe Di Napoli, che all'inizio del Seicento fondò il centro abitato. Il suo nobile passato è in qualche modo rappresentato da ciò che resta dell'antico Castello posto nell'area a ridosso del fiume Imera Meridionale, che forse rappresentava più una guarnigione di soldati che non la dimora abituale dei nobili. Tuttavia il Castello è legato ad eventi storici molto importanti, come ad esempio quelli che accaddero nel 1326 allorchè Federico d'Aragona, vistosi in pericolo di morte, ritiratosi in questo castello fece testamento a favore del figlio Pietro, innescando un'aspra lotta tra i Chiaramonte e i Ventimiglia di Geraci, fazioni legate ai Vicari che a quei tempi governavano la Sicilia.

©  Azienda Provinciale Turismo di Caltanissetta
 

Centro agricolo dell’alta valle del fiume Salso (Imera meridionale), Resuttano occupa la sommità di un rilievo alla sinistra del fiume. Il suo territorio è quasi interamente circondato dai territori della provincia di Palermo. Per la sua posizione, il feudo risulta assegnato in alcuni documenti al VaI di Mazzara e in altri al Val Demone, essendo territorio di confine tra le due circoscrizioni.
Il luogo fu abitato dai sicani e dai siculi come risulta dai resti di due antichi centri scoperti sul monte Terravecchia e sul cozzo Mususino. Con l’espansione dei greci di Agrigento, i due centri furano ellenizzati. La costruzione del castello, il Vita Amico, la attribuisce ai Ventimiglia, mentre il Rodanò afferma che si debba far risalire al periodo della dominazione araba. Egli infatti scrive: «Sebbene mezzo diruto, ancora troneggia un annosa e magnifico castello, la cui costruzione di unita al nome non lascia dubbio veruno d’essere opera saracina. Questo castello fu dai saracini fondato, presso il quale un casale esisteva». Ai Ventimiglia, quindi, spetterebbe soltanto il merito di averlo potenziato come avamposto militare. A questo castello è inoltre legato un altro avvenimento raccontato dal Palmieri. Egli dice: «Sul cominciare dell’estate il re Federico III d’Aragona si mosse da Palermo per recarsi a Castrogiovanni, dove egli soleva passare i mesi caldi nel castello del quale ancora esistono avanzi. Giunto a Rahal Sultan vi sostò alcuni giorni e fu, oltre l’usato, afflitto dai dolori della pedagra e dalla chiragra. Ivi fece testamento. Di là si recò a Castrogiovanni. dove, aggravandosi il male, volle essere condotto a Catania il 25 giugno 1337, in età di 65 anni morì fu sepolto a Catania».
Il feudo di Resuttano apparteneva alla famiglia Ventimiglia già da tempo. quando alcuni membri di questa famiglia furono accusati di tradimento e le loro terre vennero confiscate. Re Martino nel 1393 concesse le terre di Resuttano ad Andrea Denti. Nel 1450 il feudo ritornò alla famiglia Ventimiglia nella persona di Antonio. il quale, nel 1470, lo donò alla figlia Giovanna che nel 1473 lo portò in dote al marito Gabriele Fladiola. Da questo matrimonio nacque Sigismondo che nel 1501 gli succedette nella signoria del feudo di Resuttano, ma nel 1507 passò al fratello Silvestro al quale succedette la figlia Catarinella che lo portò in dote al marito Forte Romano da cui lo comprò Giuseppe Di Napoli, duca di Campobello. Al Di Napoli si deve la fondazione del nuovo paese. Nel 1626, con privilegio di Filippo IV, il figlio Girolamo ricevette il titolo di principe di Resuttano. A questi succedette il figlio Giuseppe Di Napoli Barresi e poi il cugino Gerolamo Di Napoli La Grua, Gerolamo passò il feudo al fratello Giuseppe, ai quale succedette il fratello terzogenito Federico che si distinse per le sue grandi doti e fu onorato di diverse cariche. Fu per quattro volte pretore di Palermo, altrettante pari del regno, e vicerè a Catania e si potè fregiare dei titolo di Viri Costantis nello scudo per l’opera prestata in occasione del terremoto del 1726. La famiglia Di Napoli tenne la signoria di Racalmuto fino all’abolizione della feudalità in Sicilia (1812). Durante i moti rivoluzionari del 1848 e del 1860 i cittadini diedero un valido contributo per la causa siciliana.
Tra i monumenti ricordiamo i ruderi del castello che sono stati inglobati tra gli edifici di una masseria; la chiesa madre, costruita nel XVIII secolo, è dedicata all’Immacolata Concezione; e il settecentesco palazzo Mazzarino.
Tra le feste religiose particolare importanza rivestono le sacre rappresentazioni della settimana santa con la "Scinnenza" che si svolge il venerdì santo e la festa patronale del SS. Crocifisso il 4 maggio.
Le principali attività economiche sono l’agricoltura che produce cereali, fave, olive, uva e mandorle e l’allevamento del bestiame con prevalenza di bovini e ovini.

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