Una storia ricca di fasto e
di nobiltà
Il nome di Mussomeli è molto particolare e presenta una
evidente assonanza con la voce dialettale Mussu di meli,
che letteralmente significa bocca di miele, labbra di
miele, riferita ad una donna. Tuttavia pare che il nome
originale sia legato a quello di un promontorio prossimo
alla città, monte San Vito, anticamente chiamato Mons
Mellis. Il primo nome della città fu tuttavia Manfreda, in
onore del fondatore Manfredi III Chiaramonte. Nella
seconda metà del Cinquecento, sotto il dominio dei Lanza,
Mussomeli visse un periodo di grande floridità, come
testimoniano le chiese, i conventi e i palazzi sorti tutti
in questo periodo.
Ricche di capolavori artistici di rara bellezza sono
proprio le chiese di Mussomeli. Segnaliamo in particolare
la volta della Chiesa della Madonna dei Miracoli,
affrescata nel 1792 dal pittore Domenico Provenzano e
raffigurante la condanna agli inferi degli eretici
Albigesi. Nella stessa chiesa si trovano anche
pregevolissime statue lignee del Bagnasco.
© Azienda
Provinciale Turismo di Caltanissetta
Sorge nella valle del
Platani alle falde meridionali del monte San Vito sui rami
alti del torrente Fiumicello affluente del Platani.
Il territorio di Mussomeli fu abitato sin dall’antichità
dai Sicani e dai Siculi come testimoniano le tombe scavate
nella roccia scoperte nelle vaste zone archeologiche nei
pressi del paese. In contrada Polizzello sono state
rinvenute delle tombe a forno simili a quelle trovate a
Gibil-Abib presso Caltanissetta. In contrada Raffi vi sono
testimonianze del periodo dell’invasione dei Greci di
Agrigento e successivamente dei Romani di cui fu uno dei
principali granai. Dopo i Romani vi passarono i Bizantini
e i Musulmani a cui probabilmente si deve la costruzione
del primo nucleo abitativo. Mussomeli non sentì molto la
loro influenza e l’eco delle varie guerre che si
combattevano in tutta la Sicilia e nella vicina Sutera. Il
borgo era abitato da pacifici contadini e, non avendo il
luogo nessuna importanza militare e strategica, non furono
coinvolti dalle varie guerre che impegnarono i territori
vicini per l’avvicendarsi delle varie dominazioni.
La terra di Mussomeli, nel periodo feudale, fece parte
della signoria di Castronovo e fu possedimento della
famiglia Doria fino alla morte di Antonello figlio di
Corrado Il quindi venne usurpata da Pirrone di Talamanca.
Nel 1364 Manfredi III Chiaramonte chiese e ottenne da
Federico la signoria delle terre di Castronovo di cui
faceva parte il villaggio di Mussomeli. Ottenuta in tal
modo la terra, nello stesso anno iniziò la costruzione del
castello e l’ampliamento del piccolo borgo che da allora
venne chiamato Manfreda in onore del nuovo signore. Alla
morte di Manfredi Chiaramonte gli succedette il figlio
Andrea il quale tenne nel suo castello di Mussomeli
un’adunanza di nobili siciliani contro gli Aragonesi tra
cui spiccavano i nomi dei quattro vicari del regno che si
erano divisi il governo dell’isola per la minore età
dell’erede al trono Maria, che, rapita da Guglielmo
Moncada (uno dei quattro Vicari). fu portata in Spagna e
promessa sposa a Martino, figlio di Martino il Vecchio. Il
matrimonio celebrato nel 1390 incontrò l’opposizione dei
nobili siciliani che videro in pericolo i privilegi
usurpati. All’arrivo in Sicilia del re Martino e della
regina Maria i baroni, che avevano preso pane alla
riunione nel castello di Mussomeli, andarono incontro alla
coppia reale per render loro omaggio. Andrea Chiaramonte
al contrario restò nel suo castello e, accusato dal re di
tradimento fu impiccato a Palermo e le sue terre,
confiscate, furono concesse a Guglielmo Raimondo Moncada
che nel frattempo era stato insignito del titolo di
marchese. Nel 1397 anche il Moncada fu accusato di
tradimento, pertanto dovette subire la confisca dei beni.
La terra di Mussomeli fu concessa a Giaimano de Prades che
nel 1408 la vendette a Giovanni Castellar. A questi
succedette Giovanni di Perapertusa figlio della sorella
che la vendette a Federico Ventimiglia dal quale la
riscattò Pietro Campo genero del Perapertusa. Nel 1549
Cesare Lanza signore di Trabia comprò la terra e il
castello di Mussomeli dagli eredi di Pietro Campo. La
famiglia Lanza tenne la baronia di Mussomeli fino
all’abolizione della feudalità in Sicilia (1812). Durante
i moti rivoluzionari dell 848 e 1860 i cittadini di
Mussomeli parteciparono alle lotte per l’indipendenza e
nel 1893 organizzarono i Fasci dei Lavoratori.
Il Castello Chiaramontano sorge alla periferia di
Mussomeli su uno sperone di roccia alto 80 metri dal piano
campagna. Fu fatto costruire dal Manfredi III Chiaramonte
nel 1370 sfruttando la conformazione della roccia che è a
picco dal lato Sud-Ovest, mentre è accessibile dal lato
Nord-Est attraverso una strada a gomito su una ripida
scarpata. Per la sua posizione, il castello doveva essere
difeso soltanto dal lato Nord-Est, infatti da questa parte
soltanto esistono alte mura merlate. Dentro questo primo
recinto si trova la scuderia semidistrutta con volta a
botte e direttrice ogivale. Una seconda cinta muraria a
forma di poligono irregolare di 7 lati posta ad un’altezza
di 52 metri dal piano circonda la parte abitata del
castello. Il lato Sud-Ovest fortificato su quattro lati a
strapiombo da un muro merlato di altezza regolare su cui
sono disposte delle bifore, racchiude i corpi residenziali
che poggiano su sotterranei e cisterne; mentre il lato
Nord a tre facciate racchiude la cappella e gli alloggi
militari. Sul portale d’accesso sono scolpiti tre stemmi,
due dei Castellar e il terzo posto in alto è dei Campo.
Oltrepassata la porta, si accede alla sala detta dei
"baroni", dove nel 1391 si tenne la riunione che Manfredi
promosse per l’indipendenza della Sicilia. Dalla sala dei
baroni si arriva alla saletta delle "tre donne" dove,
secondo un’antica leggenda, sono state murate le tre
sorelle del barone partito per la guerra e dallo stesso
trovate morte di fame al suo ritorno. Dalla stanza delle
tre donne si passa alla sala detta del "camino" con volta
a crociera e ad un’altra sala identica a quest’ultima;
attraverso un passaggio si arriva quindi ad una delle
torrette semicircolari. Proseguendo verso Nord si trova la
cappella con un bel portale gotico e divisa da una doppia
volta a crociera.
La chiesa madre costruita nel XV secolo è stata rifatta
nel 1770, Presenta facciata barocca a due ordini;
l’interno a tre navate è decorato da stucchi policromi e
pale d’altare dei secoli XV e XVI. Custodisce statue di
pregevole fattura alcune delle quali sono attribuite al
Bagnasco.
La chiesa di Maria SS. Dei Miracoli (San Domenico),
edificata nel XVI secolo, ha la volta affrescata da
Domenico Provenzano e una statua della Madonna dei
Miracoli del Biancardi.
La chiesa di Santa Margherita, costruita tra i secoli XV e
XVI, presenta l’interno a pianta basilicale ed è decorata
da pregiati stucchi del Serpotta. Mussomeli ha dato i
natali a Paolo Emiliani Giudici (1812-1872), storico e
letterato, che fu il primo a scrivere una Storia della
letteratura italiana nel 1844 (quella del De Sanctis è del
1870-72). Scrisse anche una Storia politica dei Municipi
italiani e una Storia del teatro in Italia. Fu chiamato a
insegnare anche in Inghilterra, dove mori a Tumbridge.
Tra le manifestazioni religiose e folkloristiche
mussomelesi, che vedono la partecipazione di tutti i
cittadini, vogliamo ricordare le rappresentazioni
dell’arrivo dei Magi, il 6 gennaio; la festa di San
Giuseppe, il 19 marzo; il corteo storico in costumi
medievali, il 2 settembre; e la festa patronale della
Madonna dei Miracoli, l’8 settembre. Mussomeli è uno dei
maggiori centri della provincia di Caltanissetta per la
produzione di olive e di cereali oltre che di mandorle,
uva e frutta. Molto attivo anche l’allevamento di bestiame
(bovini, ovini, equini e caprini). Notevole sviluppo ha
avuto, negli ultimi tempi, anche il settore artigianale.
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