Delia è un piccolo centro
fondato nell'ultima parte del Cinquecento ma già abitato
in tempi remoti. In epoca romana, ove oggi sorge il paese,
esisteva Petiliana, stazione di posta distante una ventina
di miglia da Agrigento, lungo l'itinerario dell'Imperatore
Antonino Pio.
L'abitato,
posto trai fiumi Platani e Salso nella zona collinare ai
piedi del monte Comune, si è sviluppato nella parte alta
del fiume Delia. Alcuni studiosi della Sicilia hanno
identficato la città di Delia con l'antica Petiliana.
Infatti l'Itinerario dell'imperatore Antonino Pio pone la
stazione di Petiliana sulla strada che da Catania conduce
ad Agrigento e ne segna le distanze. Scrive V. Amico:
"Credesi che Petiliana giusta l’Itinerario romano sia
distante dai Filosofiani (località presso Piazza Armerina)
28 miglia, e da Girgenti 18 e che sia stata ornata d’un
tempio sacro alla Delia Diana, donde prese il nome.
Sorgeva su scoscesa rupe un castello oggi rovinato, di cui
rimangono solamente alcune volte. e grotte e muraglie ad
atri appartenenti, e merli ed avanzi di torre rotonda, la
quale sovrasta qual vedetta all’intero Castello".Le prime
notizie che si hanno del casale di Delia risalgono al
1270. Del castello esistente sul luogo non si ha la data
precisa della costruzione, ma è molto probabile che
risalga al periodo della dominazione araba o, comunque,
prima del 1270. Durante la guerra del Vespro del 1282 esso
fu atro di un orrendo delitto. Era l’estate del 1300 e la
Sicilia era ancora dilaniata dalla guerra contro i
francesi, quando due fratelli commisero un atto tanto vile
da essere ripreso dallo storico Nicolò Speciale incaricato
dalla corte di narrare lo svolgimento delle fasi della
guerra. Scrive lo Speciale, da un brano tratto da A.
Russo, da Storia di Delia:Ma dei casi di Delia abbiano
orrore gli animi di tutti i fedeli e li temano tutti i
devoti sudditi. In questo castello poi vi erano due
malvagi uomini, di cui uno si chiamava Giobbe e l’altro
Roberto de Martorana. nei quali il signore del castello
riponeva fiducia più che negli altri domestici e
familiari. Ora costoro per nulla temendo i tenebrosi
titoli d’infamia e per nulla la punizione che è dovuta ai
disgraziati traditori, misero i loro cupidi occhi sulla
moglie e sulla figlia del castellano, il quale faceva le
veci del suo signore. Pertanto sgozzano il castellano,
violano la moglie e la figlia di lui, e col castello
passano dalla parte dei nemici. Ma prima che arrivassero
loro gli aiuti che avevano chiesto al Duca, uno di coloro
che erano nel castello, mal sopportando nell’animo suo
codesti eccessi dell’infame tradimento. fatto chiamare
segretamente Berengario de Entenza. uno dei guerrieri di
re Federico, che allora si trovava in vicinanza delle
frontiere nemiche, col favore della notte lo introdusse
nel castello da una porta posteriore.In questo modo il
castello ritornò al Re, ma gli autori di tanta
scelleratezza, legati alla coda dei cavalli e trascinati
per la terra furono puniti coll’estremo supplizio della
forca, pena dovuta ai traditori e ai rapitori, ma anche
adeguata a tanti eccessi...". Conquistati in tal modo la
terra e il castello di Delia da re Pietro d’Aragona
vennero donati ad Alaimo da Lentini dopo che lo aveva
nominato Gran Giustiziere del Regno. Ad Alaimo, accusato
di tradimento e imprigionato, succedette nella carica di
Gran Giustiziere e nella signoria di Delia Corrado Lanza.
Questi, nel 1294, fu chiamato dal re presso la sua corte e
il feudo e castello di Delia furono concessi a Raimondo
Alemanno de Cervellon che la tenne fino al 1296. In quell’anno
Federico fu incoronato re di Sicilia e donò il castello e
la terra di Delia al figlio di Corrado Lanza, Pietro, il
quale la diede in dote assieme alla terra di Naro alla
figlia Giovanna sposa di Artale Alagona. Nel 1366 per
privilegio di Federico III il castello e la terra furono
concessi a Matteo Chiaramonte la cui famiglia ne tenne il
possesso fino al 1392 anno in cui Andrea, accusato di
tradimento, venne impiccato a Palermo e le sue terre
furono confiscate e concesse con privilegio di re Martino
a Guglielmo Raimondo Moncada e Peralta conte di
Caltanissetta. Ma. essendo stato anch’egli accusato di
tradimento, fu giustiziato e le sue terre nuovamente
confiscate. In seguito furono concesse a Pietro Mazza che
nel 1399 li commutò con il feudo di Condaverno
possedimento di Andrea Ortolano. La famiglia Ortolano
tenne la terra di Delia fino al 1581 quando Franceschella
che aveva sposato Giuseppe Lucchesi morì lasciando erede
il figlio Gaspare, il quale nel 1596 chiese al vicerè di
Sicilia, Giovanni Ventimiglia, il permesso di popolare il
feudo di Delia. il permesso gli venne accordato l’anno
successivo. La costruzione del paese procedette
alacremente e oltre alle case furono innalzate anche le
chiese. Nel 1604 morì Filippo Il e gli succedette sul
trono Filippo III; pertanto Gaspare Lucchesi fu
reinvestito del feudo e del castello di Delia. Alla sua
morte gli succedette il figlio Giuseppe che, nel 1623 con
privilegio del re Filippo IV, ricevette il titolo di
marchese di Delia. Dal suo matrimonio con Margherita
Filingeri Spucches nacque Gaspare che gli succedette nel
1662. La famiglia Lucchesi, attraverso vari passaggi,
tenne il marchesato di Delia fino al 1753 quando se ne
investì Ferdinando Francesco Gravina Alliata al quale
succedette Maria Provvidenza Gravina Gaetani che Io portò
in dote al marito Salvatore Gravina Cottone che lo tenne
fino al 1812 anno in cui fu abolita la feudalità.Durante i
moti del 1848 che impegnarono l’intera Sicilia nella lotta
per la libertà e l’indipendenza anche Delia aderì
all’insurrezione. Il 2 febbraio si istituì il Comitato
provvisorio di difesa e sicurezza pubblica.La chiesa
madre, dedicata alla Madonna di Loreto, fu costruita
insieme alle prime abitazioni e già nel 1622 fu innalzata
a parrocchia e nel 1689 ad arcipretura. Restaurata e
ampliata nel 1795 oggi si presenta a croce latina con la
cupola e la cappella dell’altare maggiore in stile gotico.
Ai quattro angoli della cupola si possono ammirare dipinti
rappresentanti i quattro evangelisti e sulla volta
maggiore si trovano sei quadri rappresentanti scene della
vita di Gesù e della Madonna e un dipinto del pittore
Pietro d’Asaro conosciuto come il Monocolo di Racalmuto
del 1700 raffigurante la patrona del paese Santa Rosalia.
Successiva alla chiesa madre è la chiesa del Carmelo di
cui però non si conosce l’anno di costruzione. Annesso
alla chiesa vi era un collegio di frati di cui però non
rimane traccia. La chiesa di Sant’Antonio risale al 1700
mentre la costruzione della chiesa dell’Itria risale al
1709.Delia si vanta di aver dato i natali al letterato e
critico Luigi Russo (1892-1961).Professore insigne di
Letteratura Italiana nell’Università di Pisa, ed ivi prima
allievo e poi prestigioso Direttore della Scuola Normale
Superiore, fu il primo e geniale critico, che fece
conoscere e apprezzare al mondo l’opera mirabile dello
scrittore siciliano Giovanni Verga. Scrisse saggi critici
sul Metastasio. Giovanni Verga, Salvatore Di Giacomo. Fu
grande critico delle opere del De Sanctis e del Croce di
cui fu discepolo e amico. Scrisse due volumi di Ritratti e
Disegni storici in cui tratta l’origine della letteratura
italiana attraverso le opere dei grandi poeti del ‘200 e
del ‘300. Altri suoi scritti sono: "Problemi di metodo
critico", "La critica letteraria contemporanea". "I
Narratori". "Carducci senza retorica" e molti commenti ai
classici italiani.Tra le numerose ricorrenze religiose che
vedono la Tra le numerose ricorrenze religiose che vedono
la partecipazione di tutta la città vogliamo ricordare lo
sposalizio della Madonna con San Giuseppe il 23 gennaio,
la festa di San Giuseppe con la tradizionale "tavulata",
la festa di Santa Rosalia che si celebra il 4 settembre e
la "scinnenza" sacra rappresentazione della passione di
Cristo che si svolge al Calvario il venerdì santo.
L’economia di Delia è essenzialmente agricola. I
principali prodotti sono frumento, avena, orzo, olive e
mandorle. Il patrimonio zootecnico è costituito da ovini,
bovini ed equini.
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