Minoa fu costruita sulla
riva sinistra del fiume Halycos (odierno Platani) nei
pressi di Capo Bianco nel punto dove sfocia a mare. La
città fu edificata dai cretesi intorno al II° millennio
a.C.
La leggenda narra che il nome Minoa fu messo per onorare
la morte del re di Creta Minosse venuto in Sicilia per
vendicarsi dell’architetto ateniese Dedalo, colpevole di
aveva favorito la moglie di Minosse, Pasifae a
congiungersi con un toro, dal quale accoppiamento
contronatura nacque il Minotauro.
Sulle rovine di Minoa verso la fine del VI° secolo a.C. fu
costruita Heraclea da Dorieo Lacedemone, della famiglia
degli Eraclidi, il quale verso la fine del VI° secolo a.C.,
venendo in Sicilia con una colonia di spartani edificò
sulle stesse rovine dell’antica Minoa una nuova città che
in onore della sua famiglia denominò Heraclea.
Heraclea nel corso della sua storia venne diverse volte
espugnata distrutta e ricostruita dai Segestani, dai
Cartaginesi e dai Romani.
Prima di diventare colonia di Akragas, Heraclea fu presa
da Eurileonte il quale riuscì a salvarsi dall’attacco dei
Segestani che distrussero la città e uccisero Dorieo.
In seguito la città venne ricostruita e ripopolata dai
Selinuntini e nel 508 a.C. divenne colonia di Akragas.
La città fu sempre oggetto di contesa sia da Akragas e
Selinunte; sia dai Greci e dai Cartaginesi, essendo
situata sul confine dei loro territori.
Fu teatro di operazioni militari e sottoposta a diverse
battaglie durante le guerre puniche.
Nel 256 a.C. nel lido di Heraclea si disputò una delle più
grandi battaglie navali che si siano combattute tra la
flotta romana e quella cartaginese, nella quale quest’ultima
ebbe la peggio. I soldati cartaginesi subirono una grande
disfatta, tanto da arrendersi e chiedere la pace.
Sotto la dominazione romana Heraclea riuscì a conservare
la sua grande magnificenza. Furono disposte nuove strade e
aggiunte nuove cinte murarie di rinforzo alle preesistenti
difese. Nell’ordinamento della provincia di Sicilia fu
dichiarata civitates decumanae, cioè tenuta a dare al
governo di Roma la decima parte dei prodotti agricoli.
Come nelle guerre puniche, anche sotto il periodo romano
Heraclea fu teatro delle sanguinose guerre servili.
Lungo il territorio si svolsero diverse battaglie che si
conclusero con la vittoria dei soldati romani che
sconfissero definitivamente gli schiavi.
Le ultime memorie di Heraclea pervengono nel 70 a.C.
durante il malgoverno del cosiddetto rapace Caio Licinio
Verre, che portò Heraclea ad attraversare un periodo di
miseria, tanto da indurre il governo di Roma a far venire
ad Heraclea, Marco Tullio Cicerone nelle vesti di senatore
per raccogliere elementi di accusa contro il pretore Verre,
che doveva rispondere al senato romano di corruzione e
malefatte commesse durante il suo governo.
Dopo il 70 a.C. Heraclea aveva perso ogni importanza
strategica e si era ridotta ad un modesto agglomerato
urbano privo d’interesse, tanto da cadere nell’oblio e di
conseguenza non si conosce nessuna notizia certa del
mistero che avvolse la sua improvvisa sparizione dallo
scenario della storia.Heraclea Minoa era un importante
centro di mercato del grano, e gli Heraclesi costruirono
un seno di mare per meglio caricare e scaricare le navi.
L’economia era basata sul commercio, agricoltura,
pastorizia e pesca. I terreni fertili producevano cereali,
frutta, vino e olio ed il territorio era ricco di boschi e
forniva una produzione di legnami. mentre il pescoso
fiume, che era per buona parte navigabile, forniva una
grande quantità di pesce.
Il territorio ricco di vegetazione mediterranea costituiva
un habitat per la selvaggina presente con cinghiali,
conigli, istrici e volpi. Si lavorava la palma nana, il
giunco e le ristoppie del grano con le quali si
producevano gerli e canestri. |