Burgio ha una storia antica
ricchissima ma le testimonianze storiche sono in
contraddizione per cui, almeno per un periodo molto
remoto, non si hanno certezze assolute.
Non esiste una fonte attendibile sulla data di fondazione
di Burgio. Sicuramente esisteva nel XIV secolo d.C.,
quando gli abitanti della vicina Scirtea si unirono a
quelli di Burgio. Esisteva, con certezza, già nel 1282 d.C.,
quando Pietro I d'Aragona, re di Sicilia, invitò al
Parlamento Siciliano alcuni Sindaci e, tra essi, quello di
Burgio.
Il mistero che avvolge le origini del Paese si arricchisce
di elementi interessanti che testimoniano le presenze in
quei luoghi di diverse popolazioni : il Castello, forse
del XII sec.; una cappella dedicata a M.SS. del Popolo del
744; un quadro della Vergine SS. tra S.Antonio Abate e
S.Nicola di Bari del 1102; e, infine, un Crocifisso
conservato nella Chiesa Madre del 1103.
Primo Signore di Burgio fu Aly Binncema (Re amiro, del
ramo degli Edrisiti) che lasciò in eredità il suo regno ad
Hamud. Questi lo perse nel 1087 nella guerra contro re
Ruggero durante la quale fu costretto a lasciare il
territorio ed arrendersi. Ruggero istituì la Diocesi di
Girgenti nominando Gerlando come Vescovo. Proprio Gerlando
amministrerà a Sciacca il Battesimo ad Hamud, convertitosi
al cristianesimo, alla moglie
ed ai figli. Tra Ruggero ed Hamud si instaurò un rapporto
di fratellanza spirituale tanto che lo stesso Hamud prese
il nome di Ruggero e, poiché era stato Signore di Burgio,
anche quello di Burgio. Si intestò, così, la discendenza
della nobile famiglia Burgio.
Nel 1330 fu Signore di Burgio Federico di Antiochia. Seguì
fino al 1400 un periodo sul quale gli storici non
concordano. Certo è, invece, che nel 1405 Burgio
apparteneva agli antenati di Nicolò Peralta. Alla morte di
Caterina, nella metà del 1400, Burgio passò ad Antonio
Cardona, suo figlio. La Signoria di Antonio Cardona fu
molto tranquilla a differenza di quella del figlio,
Alfonso Cardona, contro il quale il popolo insorse
chiedendo l’intervento diretto del Vicerè Ferdinando de
Acugna al quale scrissero che «lu spectabili conti di
Rigio, patruni di la terra di lu Burgiu, li bagia inferuto
et continue inferisca diversi vexacioni et indebiti
molestii et novitati». (Archivio di Stato di Palermo,
R.Cancelleria, anno 1490-91, vol. 176, foglio 336).
Le cose, nonostante l’intervento diretto del Vicerè, non
cambiarono affatto, anzi perdurarono inalterate sino
all’investitura di Luigi Salluzzo Cardona, successore di
Alfonso. Altri successori seguirono ma il cambiamento
sostanziale si ebbe con la Signoria dei Gioeni che durò
dal 1577 al 1637. Nel 1641 l’investitura di Barone di
Burgio andò a Marcantonio Colonna Quinto per effetto del
matrimonio con D. Isabella, figlia di Lorenzo Gioeni. Fu,
per la Sicilia intera, un periodo tranquillo per
l’apertura mentale del Barone che preferì lasciare Roma e
trasferirsi in Sicilia. I Colonna mantennero il dominio di
Burgio sino al 1826, anno in cui Margherita Gioeni Colonna
Rospigliosi vendette al burgitano Domenico Maniscalchi i
possedimenti della sua famiglia.
Anche Burgio, dal 1781, fu sotto il vicereame di Domenico
Caracciolo, mandato in Sicilia dal re Ferdinando. L'aria
di rinnovamento settecentesco si respirò profondamente in
tutta la Sicilia sino al 1812, anno della rinuncia in
Parlamento siciliano, da parte della nobiltà, di tutti i
privilegi di cui aveva goduto. La Sicilia fu divisa in 9
compartimenti e 22 circoscrizioni minori, come recitava la
nuova Costituzione. Burgio, così, unì le sue sorti a
quelle del distretto di Bivona. Ad amministrare il paese
furono mandati un consiglio civico e quattro giurati.
Stemma baronale
Ma Ferdinando abolì la Costituzione nel 1816, prese il
nome di Ferdinando I Re delle due Sicilie, ed iniziò ogni
forma di persecuzione contro il suo popolo. A Burgio il
consiglio civico fu sostituito da un decurionato formato
da due eletti ed un sindaco nominati direttamente dal
governo.
La ribellione che vide protagonista la Sicilia sfiorò
Burgio, dove i cittadini insorsero e misero a capo
dell'amministrazione comunale il contadino Modesto Cordaro
il quale, insieme a Michele Arcuri che si pose a capo
della milizia urbana, tenne in paese in stato di
tranquillità.
la situazione si mantenne stabile anche perché Burgio, tra
il 1847 ed il 1848, fu colpita dal colera che decimò la
poca popolazione rimasta, ancora in stato di insurrezione
contro il servaggio dei Borboni.
Le condizioni di sicurezza erano davvero precarie della
Sicilia del tempo e, per ristabilire un possibile ordine,
Ruggero Settimo, a capo del governo, inviò Giacinto Carini
a Burgio. Questi, alla testa di due squadroni di
cavalleria e 600 volontari, liberò Burgio dallo strapotere
di alcuni cittadini locali e ristabilì l'ordine.
Un altro duro colpo alla già scarsa popolazione fu dato
dalla leva obbligatoria del 1840 e 1841 alla quale,
nonostante il tentativo di darsi alla macchia, furono
costretti molti giovani paesani sotto la minaccia delle
armi.
I primi anni di vita nell'ordine dell'unità d'Italia
furono durissimi; Burgio fu nuovamente decimata dal colera
(1867) e dal vaiolo (1889) mentre povertà e sicurezza
precaria facevano la loro parte. Così, anche per far
fronte alla crisi economica delle campagne, molti si
iscrissero al Fascio dei lavoratori, anche se qui, a
differenza che altrove, non vi furono conseguenze gravi
rispetto ai disordini scoppiati altrove e, poco dopo, i
Fasci furono sciolti.
I primi anni di inizio secolo non furono segnanti da
particolari accadimenti. Qui, come altrove, la vita
continuò segnata dal lavoro nelle campagne nonostante la
miseria avesse ormai la meglio sull'antica floridezza dei
raccolti nel passato.
Le guerre, poi, segnarono ancora di più le sorti di questo
paese che, nel 1968, subì pure le conseguenze del
terremoto del Belice. Burgio, infatti, ebbe pure danni
significativi ed il suo aspetto, prima caratteristico per
la particolare conformazione del territorio (è un paese
costruito sulla roccia e si presenta come abbarbicato
sulla montagna) e per le tipiche case con i tetti coperti
dai canali in terracotta, subì una mutazione. |